BRUXELLES, 26 gennaio 2014, ore 19:00
Ho appena ricevuto gli auguri di un’amica e, considerando che 30 anni fa sono nato alle ore 20:00, stavamo ragionando assieme su come poter impiegare quest’ultima ora da “ventenne”. Non so: uscire e ubriacarmi, dare una pacca sul culo a una ragazza, provocare una rissa, suonare ai citofoni e scappare, farmi arrestare e farmi rilasciare su cauzione…
Poi non ci siamo accordati su chi avrebbe dovuto pagarla ‘sta cauzione e, dunque, ho preferito ripiegare su queste poche righe per ringraziarvi a modo mio per gli auguri che mi avete fatto (telefonate, video, audio, sms, WhatsApp, Facebook…).
Provo a non dilungarmi… (provo!)
Voglio solo dirvi che ieri, in compagnia di tre persone straordinarie, ho vissuto l’ennesima esperienza unica della mia vita. Poche parole:
In macchina da Bruxelles a Bruges (la c.d. Venezia del Nord). Una colazione improvvisata in un mercatino, una passeggiata veloce (un cazzo di freddo!!) per la città, pranzetto con menù turistico e via… alla ricerca di un sussulto (che si sa che all’italiano medio, che ha visto il Colosseo e che la vera Venezia ce l’ha a un tiro di schioppo, ce ne vuole per stupirlo…)
In pochi minuti arriviamo a Ostenda, ridente località, ma poco ridente (perché in Belgio non si esagera mai!), che s’affaccia sul Mare del Nord. Anche qui il tempo di qualche scatto e ciao!
Adesso l’idea è più ambiziosa: superare i confini del Belgio e andare in Francia. Presto fatto: con qualche ora di macchina raggiungiamo prima la città di Calais e, poi, Cap Gris-Nez, un promontorio sulla costa settentrionale. Da quel posto, il più vicino all’altra sponda del Canale della Manica, avremmo dovuto vedere le bianche coste dell’Inghilterra.
Vi giuro che ci siamo anche impegnati ma, nulla, troppa foschia per goderci lo spettacolo.
Ci è mancato un pezzettino di sana follia, e qualche ora di luce in più, per avventurarci fino a Londra… ma è stato perfetto così.
E allora che dire. Finisco il trentesimo anno con lo spirito giusto. Ed è per questo che sono felice.
Voglio riproporvi un passo del mio secondo libro:
“… Quasi sempre, arriva un momento della vita in cui quello che possediamo non basta. È una cosa naturale. È naturale come l’allungarsi delle gambe, dei piedi e dei capelli in un bambino. Insomma, se un paio di scarpe non ci entra più, ne compriamo un altro. Facile, no? Ecco, se la vita che abbiamo non ci entra più, o meglio, se noi non entriamo più nella vita che abbiamo, dobbiamo provarne un’altra. Non ce lo vieta nessuno.
Le gabbie, le limitazioni, i confini, i termini, la fine, le estremità, gli sbarramenti e le barriere, sono solo e soltanto nella nostra testa.
E se stiamo vivendo in funzione di qualcun altro, che sia un caporedattore, che sia un genitore, una compagna, un fidanzato, una moglie o un marito, vuol dire che stiamo asservendo la nostra felicità, reprimendo i nostri desideri. Peggio ancora, se stiamo facendo in modo che il nostro ardore e le nostre fantasie corrispondano con quelle di chi ci sta affianco, stiamo commettendo un grosso errore. Stiamo andando contro natura. Stiamo piantando un chiodo su un muro che, prima o poi, cederà, rendendo la nostra migliore opera d’arte, un sbriciolata di rimpianti …”
Beh, sono le 20:00 ed ho ufficialmente 30 anni!
IO, DI RIMPIANTI, NON NE HO …
Grazie a tutti!
[photo by ANTONIO ERRIGO]