Antonio Errigo
29/12/2012
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Martine

Ho finito di leggere ieri il libro di Antonio, o forse sarebbe più appropriato scrivere di “averne divorato d’un fiato” le pagine, data la vivezza coinvolgente del suo scrivere brillante ed efficace , nella capacità di coinvolgere il Lettore e di attivarne la curiosità dal primo all’ultimo rigo.

 

In alcuni tratti il giovane Autore sembra spiccare il volo con le ali di un periodare che ha più della Poesia che della Prosa, il che può accadere quando si scrive aprendo lo scrigno del proprio cuore.

 

La singolarità del testo è data dal fatto che si tratta del Diario di un giovane normale che narra una vita normale, il che potrebbe risultare oggettivamente noioso o assai poco interessante per gli estranei: la “magia” dello scritto consiste però nel suscitare l’esatto contrario, poiché il Lettore non si distrae un attimo dal seguire la trama di una quotidianità che – per l’abilità del Narratore – acquista la suggestività coinvolgente di una vicenda straordinaria.

 

Studio, lavoro, viaggi: sono altrettante tappe di un itinerario che – inavvertitamente – vengono condivise da chi si addentra nelle pagine di questo Diario, singolare proprio nella sua mai banale normalità.

 

L’amore per Bianca, il dolore per la scomparsa dell’adorata nonna Marianna, l’emozione intensa della laurea, sono tutti ingredienti “naturali” in quanto veri e vissuti, dell’esperienza di un giovane che lascia a quell’ideale compagno di viaggio che è il Lettore, un solo, suggestivo dubbio: Bianca, la donna amata, è una creatura reale, oppure è la sublimazione artistica del sogno di una persona irraggiungibile e, perciò , ancor più affascinante ? “

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