Sì, non leggetelo altrimenti scoprireste un sacco di cose che è meglio ignorare. Così, tanto per vivere meglio…
Perché leggendo questo post scoprireste che leggere un post fa schifo. Non puzza di inchiostro e non ingiallisce come la carta. Domani ve lo sarete già dimenticati e non esiste una libreria in casa vostra dove poterlo riporre e riaprire, non so, tra dieci anni magari.
Per carità, lungi dall’assumere quell’atteggiamento un po’ radical chic di chi si atteggia solo perché legge qualche libro in più degli altri. Anche perché io sono uno di quelli che quando, in una conversazione, c’è qualcuno che comincia a citare titoli e autori, me ne vorrei uscire con grandi spernacchiate «’A bello, prrrrrr …»
In realtà, io vi consiglio di non leggere questo post proprio perché scoprireste quanto quel vitreo schermo che avete sotto gli occhi in questo momento sia il vostro unico mezzo per dire ti amo, ti penso, vaffanculo, li mortacci tua…
E, fidatevi, tutte queste cose (anche dette insieme) hanno un senso solo se pronunciate occhi contro occhi…
Se leggeste questo post scoprireste che, talvolta, la passione per i viaggi in Africa e per il volontariato, è egoismo. Puro egoismo.
Fatto semplicemente perché poi va detto.
Fatto perché, occupandoci dei bisognosi per un paio di settimane, troviamo le conferme e la stima per noi stessi che da soli non riusciremmo mai a trovare.
«Non puoi capire, un’esperienza unica…»
«Sai, ricevi molto più di ciò che dai…»
E il bello è che, magari, frasi del genere le pronunciano davanti a buffet assortiti, sorseggiando Dom Perignon alla serata di beneficenza.
Non leggetelo questo post, perché potrei parlare dell’amore e, in linea di massima, non gliene frega nulla a nessuno.
Vi autorizzerei a leggerlo solo se avessi voglia di scrivere una cosa scandalosa. Se, per esempio, parlassi di un pompino, ma io difficilmente parlerei di un pompino usando la parola pompino.
Solo Sgarbi potrebbe farlo…
Dunque, dicevamo, l’amore…
Sì, l’amore è una cosa meravigliosa ma dicono che sia meglio non parlarne, dicono.
Dicono che quello vero arriva, prima o poi.
Sarà!? Ma io è un po’ che aspetto eh…
Aspetterò ancora. Oppure potrei continuare a giocare a fare l’interessato (a discorsi inutili fatti da donne di passaggio…) o l’interessante (propinando a mia volta discorsi pseudo interessanti ma pur sempre inutili perché in quel momento sono io ad essere consapevolmente di passaggio).
Ma l’amore che nasce così non è mica amore. È una relazione interessante e, di quelle, ne sono pieni zeppi i marciapiedi di ogni città del mondo. Lì dove passeggiano coppie un po’ seriose, vicini con le mani ma lontane con la testa e con il cuore.
Vi chiedo di non leggere questo post perché scoprireste che io, invece, cerco qualcosa di molto meno interessante ma molto più facile.
C’era una volta….
chissà come mai le favole iniziano sempre al passato.
Forse perché per sognare, per immaginare, per concepire un pezzettino di futuro bisogna prima sapersi guardare indietro. Forse perché più si va indietro e più il tutto diventa pulito, candido, leale, semplice e quindi vero. Come se prima di una storia ci fosse un’altra storia…
Sì, forse è per questo che la dimensione fantastica delle favole, dove c’è sempre un lieto fine, è fissata al passato. Lontano dalla realtà.
Ecco, l’amore che cerco io è quella possibilità di ricostruire una gioia rimanendo qui, in questo fottutissimo presente. Dove io sono quel che sono. Dove i prìncipi sono quelli che si fanno un culo così dalla mattina alla sera e dove le principesse sono belle, hanno un filo di cellulite, urlano incazzate al telefono, ma poi si fidano di te. E ti guardano con quegli occhi che sembrano dirti: «hey, ma non lo vedi che senza di te io sono persa? »
Beh, ma allora cosa lo leggete a fare questo post? È inutile farlo.
È inutile perché più ci avviciniamo alla fine, e più state scoprendo che, molto spesso, è come se dimenticassimo che crescere vuol dire anche perdere.
Sì, perdere quella capacità di distinguere i buoni dai cattivi, il bene dal male, il bianco dal nero, una messinscena da una dose di autenticità. Eppure andiamo avanti, ogni giorno, inconsapevoli. E ci raccontiamo che «sono le sfumature a fare la differenza».
Ma quali sfumature ragazzi…
Qua abbiamo un bisogno vitale di raccontarci tutto con la massima chiarezza. Abbiamo perso la capacità di dire la verità.
Ci facciamo piacere quel che non ci piace.
Siamo sempre più disposti a rinunciare alla realtà.
Dolore, libertà d’animo e bellezza non sappiamo neanche più dove stiano di casa.
Facciamo propaganda anche sui sentimenti.
Acquistiamo sicurezza in un outlet di periferia…
E non afferriamo più i visi delle donne per baciarle con passione.
Quindi evitate di leggere questo post. Perchè, in fondo, pensare a queste cose non aiuta. Perché dei propri desideri, dei propri sogni, delle proprie velleità, ci si può rimanere anche vittime.
Non leggetelo perché sareste sinceramente confusi, come me. E lì fuori non si può. Perché ci vogliono determinati, sicuri, professionali, convinti. Venditori di noi stessi. Che poi mancano sempre gli acquirenti…
Non leggetelo perché potreste scoprire che sospirare è bello.
Ma se lo avete fatto. Se lo avete letto. Se siete arrivati fino a qui, sì, forse anche voi
… state cercando quello che cerco io
e mi sentirei un po’ meno solo…
buonanotte da una splendida Bruxelles.
[photo by ANTONIO ERRIGO]