Antonio Errigo
07/01/2013
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“Esistono gli incontri programmati e quelli casuali”. [A.E.]

Bè, Antonio l’ho conosciuto per caso. A New York. In una classe di 140 studenti da tutto il mondo, si sa, almeno i primi giorni un espresso lo vai sempre a bere con gli italiani. Il punto è che, paradossalmente, vai a berlo da Starbucks.

Da li, è iniziato tutto. Un mese di risate, serate insieme, discorsi impegnati e non, le spasmodiche ricerche per trovare un locale dove facessero musica dal vivo, il jogging in Central Park e quell’indimenticabile corsa sulla riva di un Hudson incazzato nero a causa di un temporale estivo, immersi in una pioggia tagliente e trasportati dalla potenza del vento. Risultato? Mi si sono rotte le cuffie dell’iPod e l’iPhone di Antonio ci ha abbandonati per sempre. Tutti i suoi appunti, le sue foto, le sue note vocali… perse. Ed è un vero peccato. Perché? Perché Antonio, oltre che fare pratica in uno dei più rinomati studi di diritto commerciale di Roma, ha anche la passione per la scrittura. Ed ha avuto coraggio.

Mettendo da parte codici civili, pareri pro veritate e atti di diritto commerciale, l’estate scorsa, ha scritto il suo primo libro. Ed ora ha messo da parte la timidezza (tipica dello scrittore, in realtà) per aprire il suo blog e dar voce alle note vocali, agli appunti e alle bozze di capitoli che gli passano per la testa. Non voglio (e non devo) aggiungere altro. Anzi, si: sono fortunato ad avere una copia del libro con dedica personale, che mi ha regalato al mio compleanno. Sono sicuro che, fra 50 anni, la sfoglierò con un sorriso.

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