Antonio Errigo
29/12/2012
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foto copia 3

La prima cosa che ho fatto?

… individuare l’uscita di sicurezza più vicina alla mia postazione. Come in aereo. Non si sa mai…

 

*   *   *

 

Ma procediamo con ordine.

 

I giorni effettivi relativi all’esame di abilitazione all’esercizio della professione di avvocato sono esattamente 3.

Uno per redigere un parere in materia di diritto civile, uno per quello di penale ed un altro, l’ultimo, per l’atto giudiziario a scelta tra civile, penale o amministrativo.

 

Cosa ho studiato meglio all’università io?

In cosa ho fatto la tesi io?

Diritto internazionale!

 

Il solito culo …

 

C’è però da porre attenzione al quarto giorno, che non è progressivamente l’ultimo, ma il primo, quello cioè prestabilito dalla Corte d’Appello di Roma per il controllo preventivo, da parte della commissione e del personale amministrativo, dei codici a nostra disposizione.

In parole povere, una blanda, molto blanda, svogliata e disinteressata sfogliatura di quei costosissimi mattoni fatti carta per verificare che dentro non ci siano appunti, fogliettini e/o simili…

 

L’operazione, doverosa per carità (se non altro per dare una parvenza di dignità a questo esame), si è resa necessaria perché, conti alla mano, i candidati per la sola città di Roma erano circa settemila, mila più … mila meno…

 

Ora. Io non sono un tipo che frequenta spesso gli stadi, i concerti o qualsivoglia situazione in cui orde di gente si trovano nel medesimo posto per il medesimo motivo.

Certo, in più occasioni ho sottolineato il mio amore per Times Square, luogo affollato per definizione … ma lì ognuno si fa i cazzi propri …

 

Il primo giorno, dunque, mi avvio verso il luogo X all’ora Y.

Grazie ad alcuni preziosissimi consigli di qualche amico veterano, l’ora Y era precisamente le 7.30 del mattino.

 

Orario di apertura del luogo X? Ore 9.00

Condizioni climatiche? Pioggia e un freddo cane…

Hai portato i guanti? Ma secondo te …

Mano sinistra che regge l’ombrello? Congelata, completamente…

Piedi? In cancrena…

 

Piccola precisazione sul luogo X.

Negli ultimi tre anni, a Roma, le prove si sono svolte presso l’Hotel Ergife, cioè a circa tre passi da casa mia.

 

Dove è stato fatto quest’anno l’esame? Alla nuova Fiera di Roma… a Fiumicino.

 

Il solito culo…

 

Devo ammettere che durante il tragitto in macchina ero ingenuamente convinto di arrivare li per primo. Toh, tra i primi…

 

Smentito immediatamente!

Davanti ai cancelli, alle ore 7.35, si era già formato un serpentone di gente lungo circa 200 metri.

 

“Oh, aspetterò …” mi sono detto.

Sono un tipo decisamente paziente. In fila non mi lamento quasi mai e al supermercato tendo sempre a far passare avanti quelli che hanno solo due o tre cosette da pagare o peggio ancora le signore incazzate col mondo. E dio solo sa quante ce ne sono in fila al supermercato.

Solo alle Poste mi spazientisco con facilità … ma lì è un mondo a parte.

 

Questa fila ha, però, un non so ché di particolare. E questo lo capisco sin dai primi secondi. Oltre alla pioggia ed al freddo, incombe su tutta questa gente una stranissima forma di ansia, talmente contagiosa da deformare i visi e le espressioni.

Certo, c’era da aspettarselo …

Anche se, in fin dei conti, oggi siamo in fila per consegnare i codici mica per essere fucilati.

 

Durante l’attesa ho avuto la sensazione di fare anche amicizia. Consolandomi per di più con situazioni surreali: c’è chi dice di essersi laureato in 14 anni, chi è qui per la settima volta, chi è stato bocciato agli orali perché guarda caso in commissione erano tutti stronzi…

I romani, poi, hanno un’ironia dissacrante, nonché una capacità di sdrammatizzare che credo sia unica…

 

“Ammazza oh, a ragà c’avete ‘na faccia … sembra che oggi tutti i brutti so’ atterrati a Fiumicino … su a’ carta d’identità c’avrete scritto APRIRE CON CAUTELA”

 

E vi assicuro che l’autore di questa perla non era certo Raul Bova… però almeno ci ha fatto fare una risata.

 

Finalmente la Polizia penitenziaria spalanca i cancelli e quelli che ormai sembravano essere i miei amici, si sono persi nella folla impazzita ed in mezzo al frastuono creato dalle rotelle dei trolley pieni di codici.

Ma poco male… al secondo blocco transennato ho fatto nuove conoscenze.

Questa volta mi è toccata la categoria dei secchioni… cosa, questa, che mi ha indotto a tornare alla mia solitudine con le cuffiette all’orecchio pur di non sentire tutta la manfrina delle tracce probabili… ma che dico probabili…. certe, certissime…

 

Questo blocco dura poco, circa venti minuti e, finalmente, arriviamo alla porticina di ingresso del Padiglione 1, il teatro di battaglia…

 

Piccola precisazione sulla porticina.

Mi chiedo. Con cinquemila persone, mila più … mila meno… ma perché non hanno aperto anche una seconda porticina? Bah, mistero…

 

Comunque, la consegna dei codici fila liscia, così come il riconoscimento.

(…sì, bypasso la solita storia del mio cognome puntualmente trascritto in maniera errata.

“Errigo, sì… due erre e la gi… sì sì è il cognome… due erre e la gi!”)

 

Rientro a casa e sfoglio un po’ di materiale fornitomi dalla “Scuola intensiva di alta formazione alla preparazione all’esame di abilitazione alla professione di avvocato 2012”. I cui costi sono direttamente proporzionali alla lunghezza e pesantezza del nome della scuola stessa, appena virgolettato…

Fine della giornata. Camomilla (che fa chic…) e vado a nanna. Domani si inizia.

 

GIORNO 1

 

Stesso freddo.

Dimenticato nuovamente i guanti.

Ma sono andato più tardi, dunque l’attesa per entrare è durata pochissimo.

La novità di oggi è il body scanner, o metal detector, o come cazzo si chiama… insomma ci hanno controllato ben benino. Ma nulla al confronto a quanto seguirà.

 

Mi avvicino al mio banchetto dove qualcuno ha gentilmente appoggiato il mio piccolo trolley con dentro 4 codici commentati con la giurisprudenza e 2 con le norme nude e crude, così come da copione.

Devo ammettere che non ho mai riempito un trolley così malamente. Di solito, col trolley alla mano sono uno degli esseri più felici del mondo… anche se devo andare a Biella.

Comunque, il solo fatto di avere un piccolo trolley ha denotato il mio essere uno sprovveduto dilettante.

Pare, infatti, che questo sia l’ultimo anno in cui è consentito l’utilizzo dei codici commentati, quindi i miei vicini di banco non avevano un piccolo trolley come me, bensì un set di valige di Luis Vuitton, compreso il baule, dentro il quale c’era una cosa come 15 codici commentati, altri 7 non commentati e di 6 case editrici differenti.

 

Sono le ore 9.00

Solamente alle ore 11.30 comincia l’attesissima dettatura delle tracce.

 

Oh, finalmente gli sforzi fatti durante gli anni delle elementari con quei cazzo di dettati sono serviti a qualcosa…. Vent’anni, dio santo vent’anni sono dovuti passare perché quei dettati trovassero una loro utilità…

 

È esattamente a questo punto che torno al mio incipit.

 

“Dov’è l’uscita di sicurezza più vicina?! Dov’è?!”

Panico… paura … sudore … freddo … caldo … le maledizioni verso il diritto civile… i due anni di pratica che mi son passati davanti agli occhi alla velocità della luce… e poi …. la calma… comincia il countdown delle 7 ore a mia disposizione…

 

La prima traccia la ignoro completamente: diritto bancario, anatocismo, interessi passivi, termini… seeeee, ciao !!

 

La seconda sembra fare un po’ più al caso mio. Successioni, donazioni, testamento olografo … complicata, ma ci si può ragionare sopra.

 

Ed ora veniamo al punto.

 

Preso dalla narrazione cronologica, avevo dimenticato di dirvi che una delle prime cose consigliatemi dai veterani amici è stata quella di non aver paura di confrontarmi con i vicini di banco, perché, su questo, la commissione e le guardie che girano tra i banchi sono abbastanza tolleranti.

La mia posizione era tutt’altro che strategica essendo all’ultima fila di un blocco fatto da mille banchi. Dietro di me un ampio corridoio e, poi, un altro blocco da mille.

Quindi avevo le spalle “scoperte” e di conseguenza un compagno in meno da consultare… Poco male mi son detto… quantomeno posso controllare con facilità l’arrivo dei commissari.

Piccolissima postilla, io non mi sono portato neanche un foglietto oggi, quindi sono sereno.

 

Bene. Controllo il compagno di sinistra (“compagno” e “sinistra” sono comici messi insieme al giorno d’oggi) e lui ha fatto pratica di amministrativo.

Fuori uno. Inutile.

 

Controllo il compagno di destra (“compagno” e “destra” non sono mai andati d’accordo come termini) ed improvvisamente comincio a sudare di nuovo…

Il suo nome è ERDIS …

 

Dove è nato Erdis? In ALBANIA…

Quale sono state le prima parole di Erdis dopo i convenevoli? “Antonio mi aiuti? L’anno scorso mi hanno bocciato perché io scrivo male in italiano ed ho problemi con le doppie…”

 

Ora parliamoci chiaro.

Ma su 5000 persone, mila più… mila meno, quante possibilità avevo di trovare un albanese con problemi di doppie al mio fianco?

 

Il solito culo…

 

“E certo che ti aiuto Erdis, tranquillo … ma, al di la delle doppie, come sei messo col diritto?”

“Bene, faccio il dottorato qui in Italia…”

“Ah, complimenti… ottimo allora … dai, diamoci una mano a vicenda”.

 

In cosa faceva il dottorato Erdis? In filosofia del diritto …

Che traccia ha scelto Erdis? Quella sull’anatocismo bancario….

 

Il solito culo…

 

Taglio corto. Un aiuto captato nell’aria come fossi un pipistrello alle prese con le onde sonore. Un po’ di cervello. Il codice commentato. Discrete doti di scrittura (non è vero, sono bravissimo ma lo dico a voce bassa…) ed ecco che la brutta del mio compito è fatta.

 

Mancano ancora due ore e mezza. Devo ricontrollare tutto ma ci siamo.

 

Ed ora comincia il mio incubo.

Appoggio la punta della penna sul foglio e ….

 

“Antonio , psss…. pssss…. Antonio… ma nullità si scrive con l’accento sulla a ?”

“Si Erdis…”

“Grazie!”

“Prego”.

 

Riprendo a scrivere, cercando di far valere una delle doti indiscutibili che è quella di una bella grafia e…

 

“Antonio , psss…. pssss…. Antonio… ma  supporre si scrive con due p ?”

“Si Erdis… ed anche con due r”

“Grazie!”

“Prego”.

 

 

Scopro che il mio compito ha qualcosa che non va e ritorno sulle norme del codice per verificare… correggo qua, correggo la e riprendo a scrivere… appoggio la penna sul foglio e…

 

“Psss…. pssss…. Antonio… ma  obiettivo si scrive con due b ?”

 

[Porca puttana, questa non la so… ]

 

“No Erdis… una b e due t”

“Grazie!”

“Prego”.

 

Insomma per due ore e mezza il mio caro amico Erdis mi ha interrotto (con due r e due t) circa una trentina di volte…

… ed è solo il primo giorno.

 

 

GIORNO 2

 

Oggi diritto penale. Un po’ meglio… qui non si brancola proprio nel buio.

 

“Anto buongiorno… ti volevo ringraziare per l’aiuto di ieri”

“Buongiorno Erdis, figurati… t’ha detto culo che non sono sardo, altrimenti stavi nella merda…”

 

Inizia il dettato. “il candidato, assunte le vesti del legale di Tizio, rediga motivato parere illustrando gli istituti e le problematiche sottesi alla fattispecie in esame”

 

Cominciamo.

Il compagno di sinistra che traccia fa? La numero 1.

Io? La numero 2.

 

Il solito culo….

 

Ma dopo un giorno mi sento già un esperto. Codici alla mano, orecchie a pipistrello… e vai.

Nonostante tutto oggi le difficoltà emergono con forza e, sprovvisto anche oggi di qualsiasi fogliettino utile, decido di seguire il miglior consiglio dei veterani amici:

 

“se sei in difficoltà, vai al bagno … lì risolverai il tuo parere”.

 

Ora, che dopo una bella ed orgasmica pisciata si stia meglio, lo so.

Ma che dopo aver svuotato il corpo dall’urina in eccesso il mio cervello trovi soluzioni a pareri giuridici, la vedo un po’ più dura.

 

Ma avevo sottovalutato la legge dei grandi numeri. Infatti, lo stimolo della pipì su cinquemila persone durante l’esame di avvocato, crea inevitabilmente le medesime file chilometriche di cui sopra anche per andare in bagno.

Ed ecco che proprio in fila, i futuri (alcuni già ci si sentono) principi del Foro si confrontano sulle varie soluzioni possibili.

Trovata quella più confacente al mio caso, scopro anche che, in questo preciso momento io…. la pipì la devo fare davvero.

 

Arrivo davanti alla porta e un Agente di Polizia penitenziaria mi invita a:

  1. svuotare le tasche
  2. alzare la felpa
  3. pure il maglione (fa freddo oh!)
  4. alzare i pantaloni sopra le caviglie
  5. abbassare i calzini…

 

“Agente si fidi… mi scappa la pipì… non ho nulla..”

“seee me fido… mai fidarsi di un avvocato”

“Agente io non sono ancora avvocato, le dispiace se mi gratto i coglioni?

“Va’ ar bagno e fai poco o’ spiritoso…”

 

Torno al posto con la soluzione e comincio a trascrivere.

 

“Antonio , psss…. pssss…. supporre si scrive con due p ?”

“Si Erdis… tel’ho detto ieri ….ed anche con due r”

“Grazie!”

“Prego”.

 

Riprendo a scrivere e butto uno sguardo all’orario.

Io ero uno di quelli che pensava che in 7 ore si potessero fare due pareri, non uno. Col cazzo.

Il tempo vola via ed ora manca un ora e mezza alla fine.

 

“Antonio , psss…. pssss…. Antonio… ma difatti si scrive tutto attaccato?”

“Si Erdis… ed anche con due t”

“Grazie!”

“Prego”.

“Anto… ma sei sicuro?”

Erdis… e se non te fidi vaffanculo no??!

(ci ripenso, distraendomi, ovviamente, dal mio compito)

“Erdis…ma di fatti… o difatti??”

“difatti… come infatti”

“allora è tutto attaccato…”

 

 

Ed anche oggi il compito, con molta più fatica rispetto ai pronostici, è andato. Ed anche oggi Erdis mi ha interrotto una trentina di volte. Ma la sua faccia da bravo ragazzo mi fa essere solidale, immaginando me a fare il medesimo compito in Albania o negli Stati Uniti (più verosimile).

 

Torno a casa. Distrutto. Saluto e vado a dormire. Ore 20.30 circa. Successo pochissime volte nella mia vita di andare a dormire alle 20.30.

 

GIORNO 3

 

Ragazzi. Siamo agli sgoccioli. Tra una decina di ore finisce questa prova “sotto sforzo”. È ancora mattina ma il solo fatto di intravedere il tramonto su questa prima esperienza mi rincuora.

Serve solo un po’ di impegno ed è fatta.

 

Piccola precisazione. Il fatto di non aver portato fogliettini per i primi due giorni non fa di me una persona migliore.

Avevo solo molto meno da perdere rispetto a chi è qui (per ingiustizie e altre variabili) per la terza o quarta volta. Alcuni anche di più.

 

Oggi però la storia è diversa.

Oggi si deve redigere un Atto giudiziario che richiede delle formule tecniche precise.

Se le sbagli o le dimentichi, l’atto è nullo e gli sforzi dei giorni precedenti potrebbero andare a farsi friggere…

 

Decido quindi di fare un unico foglio di ripiegarlo ben bene e metterlo lì dove il simpatico Agente di polizia penitenziaria non può proprio arrivare.  Dentro le mie mutande.

Una volta si diceva “culo e camicia”, oggi è il caso di dire “culo e foglietto”.

 

Strategia studiata nei minimi dettagli. Rischi calcolati.

 

Che atto ha scelto il compagno di sinistra?  Quello di Amministrativo…

In che settore ho fatto pratica io? Civile…

Che atto ho scelto io? Quello di penale…

Quanti atti di civile ho fatto nella mia vita? Parecchi…

Quanti atti di penale ho fatto nella mia vita? Zero…

Quale atto avevo scritto nel foglietto? Un Appello di penale…

Quale atto è uscito? Un Appello di penale…

Dov’era il foglietto? Ohhh…. Finalmente un po’ di culo!!!

 

Devo ammettere che dopo tre giorni del genere si è tutti molto più amici. Ed al bagno oltre che degli atti giudiziari si è pure cominciato a parlare di figa… mi pareva strano… tutti quei giorni senza parlare di figa…

 

 

“Antonio , psss…. pssss…. Sennonché  si scrive con due n ?”

“Si Erdis… ed anche con l’accento sulla e”

“Grazie!”

“Prego”.

 

Oh, finalmente sto finendo il mio esame….

 

“Anto, psss…. pssss… supporre si scrive con due p ?”

“Si Erdis… è dura da accettare, lo so, ma anche oggi è con due p e due r. Te l’ho già detto ieri e l’atro ieri ….”

“Grazie!”

“Prego”.

 

…. Manca un’ora. Ed a me rimane solo l’ultima e attenta rilettura…

 

 

“Psss…. pssss…. Legittimità si scrive con due g ?”

[Porca puttana, questa neanche io la so…]

“Si Erdis… no … no…. con una g”

“Grazie, sei sicuro?!”

“No”

“Grazie”

“Prego”.

 

Rileggo con soddisfazione il mio compito e chiudo la terza delle tre buste anonime  consegnate in questi giorni.

Anche oggi il povero, coraggioso e grande Erdis ha messo in discussione tutte le mie certezze grammaticali.

 

Ma alla fine, cosa mi lasciato questa maratona?

 

È stata un’esperienza unica. Così come tutte le prime volte, indimenticabile.

 

Ho capito che ci sono pochissimi capelli sulla testa degli altri praticanti avvocati. Io invece, nonostante le prime stempiature (ereditarie!!), godo di una folta chioma … e questo mi rincuora.

Ho capito anche che tanti ragazzi, tante ragazze, tante madri e tanti padri di famiglia sognano solo di avere uno sbocco nel mercato del lavoro che è tutto fuorché libero e concorrenziale. E ci provano con tenacia.

Ho capito che il tempo passa per tutti… e le ragazze per cui sbavavo all’università, oggi sono molto più bruttine, sfigurate dalla pratica forense, dalle varie nevrosi e dall’ansia.

Ho capito che non ero lì per mio padre, ma per me stesso. Per dare un senso ed un seguito ai miei sacrifici ed alle mie scelte MAI facili.

Ho capito che affrontata con lo spirito giusto, questa prova, non è quell’inferno dantesco di cui tutti parlano.

Ho capito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che è tutto soggettivo. E speriamo che sia altrettanto soggettiva anche la correzione dei miei compiti dell’esame da Avvocato…

 

… con due v !

 

 

 

[foto by ANTONIO ERRIGO]

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