Antonio Errigo
29/01/2013
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Non esiste credo al mondo una cosa che mi emozioni di più dell’inciampare nei libri. Sì, perché nei libri spesso si inciampa, e non solo in libreria. Per strada, in casa degli altri, in treno… Amo incredibilmente il tam tam silenzioso dei lettori che fa eco alle opere prime, agli indipendenti, agli auto-stampati, agli auto-distribuiti… amo, perché sono da sempre lettore onnivoro e appassionato, quella ragnatela invisibile che connette i lettori e gli scrittori di ogni luogo e di ogni tempo. Quel filo delicato sottile quasi invisibile eppure resistentissimo come un filo di seta, che unisce un lettore ad uno scrittore. Legame elettivo. Ormai da qualche anno ho preso l’abitudine di cercare, divorare e recensire, quando meritano, molte opere prime… se non mi piacciono semplicemente non le recensisco, non amo sparlare, ma se mi piace allora devo raccontarlo a tutti! Non sempre si trova un tesoro, ma spesso, devo ammetterlo, molto più spesso di quello che si possa immaginare si trovano storie meravigliose e viaggi indimenticabili. Questo, è uno di quelli. I libri sono viaggi sono cammini, non sono solo storie… Sono scommesse. Sono passi dentro e fuori di noi. Come il protagonista del libro, Antonio, che ama camminare come me, che ama scoprire, come me, che ama accogliere la vita a braccia aperte… anche quando fa male. E’ un libro bello, positivo, accogliente, è la storia di una crescita, di una maturazione, di un passaggio dall’età giovanile alla prima maturità, è un romanzo di formazione come ormai ce ne sono pochi, perché… forse perché ci vergogniamo ad essere felici, a dire che siamo ottimisti e che abbiamo grandi speranze verso la vita e verso il futuro. Antonio invece ha grandi speranze, com’è giusto che sia, ha il coraggio di essere felice e di raccontare la sua storia bella, pulita, semplice ma importante. E’ un ragazzo fortunato, si evince subito dalle prime pagine del libro, una bella famiglia, un’infanzia serena, e non è poco. Eppure conosco anche tanti ragazzi che con le stesse premesse si piangono addosso ogni giorno. Immagino molti dei miei colleghi universitari storcere il naso di fronte alle pagine dolci e romantiche di questo libro, le cose belle non vanno di moda, non sono abbastanza radical chic direbbe il mio amico “Occhineri”. E invece a me la felicità e l’allegria, non priva di riflessione, di Antonio m’è piaciuta eccome, perché è proprio a quell’infanzia felice e serena che sono tornata con la mente anche io, ogni volta, quando dovevo scalare una montagna o uscire da una palude. Ricordare e ringraziare della felicità che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha avuto, è come avere un faro sempre acceso. Saper essere felici non vuol dire essere superficiali… significa essere saggi. Antonio incontra tante strade tante persone e anche quando inciampa in situazioni così diverse dalla sua non scappa, anzi, incuriosito ficca il naso dove non dovrebbe “Quando Bianca imbocca la via della solitudine ha un fascino tutto particolare. Ed io questo fascino lo subisco totalmente. Mi sento quasi in dovere di prenderla per mano ed accompagnarla verso una via più grande e soleggiata. (…) Mi limito ad ascoltare. Anche se in verità vorrei proprio afferrarla per le spalle, stringerla forte, scuoterla con violenza e gridarle contro. Vorrei farle capire che sopra quei cespugli e quegli alberi fitti… c’è un cielo chiaro e limpido. Ma non l’ho mai fatto.” Antonio l’ho voluto conoscere, è stato facile, anche lui voleva conoscermi. Quando l’ho incontrato aveva un sorriso bellissimo ed io, i sorrisi delle persone che ho incontrato nella mia vita, li ricordo tutti. Perché ci vuole coraggio per sorridere alla vita.”

[Strega, Anobii]

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