Antonio Errigo
11/02/2015
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Questa volta una premessa è necessaria.

Seleziona, clic destro, elimina: ho appena cancellato un lungo post che avevo buttato giù per raccontare il mio viaggio a Londra.

 

Era bello sapete?!

Ma lo avevo scritto per voi, non per me. Ho pensato al blog, ai like, ai commenti, alle condivisioni su Facebook. Ho pensato a quanti avrebbero detto #bravoantonio.

Mi ero impegnato per più di due giorni a buttar giù un sacco di parole ad effetto. Frasi ragionate, pesate, ben ponderate, rimuginate.

 

Era bello, sì. Ma quel pezzo non mi emozionava.

 

Oggi ho letto un passo della “Storia dell’assedio di Lisbona” di Josè Saramago, tra i miei autori preferiti.

 

Diceva così:

 

Mi ami? E lei se ne sta zitta, guardandolo soltanto, impassibile e distante, rifiutando di pronunciare quel no che lo distruggerà, o quel sì che li distruggerebbe, concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo.”

 

Vedete, io non sono uno scrittore. Sorrido quando mi affibbiano per convenzione questa etichetta. Io sono soltanto un ragazzo di 31 anni che ha la passione per i viaggi e per la scrittura. Uno a cui, in certi momenti, è sufficiente una tastiera di un computer, un po’ di buio e un po’ di buona musica per stare bene.

 

Ecco allora cosa ho visto realmente in Gran Bretagna.

E pazienza se non avrò risposte.

Se non avrò provato i vostri stessi brividi.

Se non avrò visto le migliaia di cose che avete visto voi.

Pazienza se non sarà possibile condividere le medesime impressioni.

 

 

Crocevia di uomini e donne provenienti da ogni angolo del pianeta, ho capito che Londra bisogna meritarla. Sì, perché se si arriva quì solo per far numero, si percepirà una città decadente e priva di spirito. Un luogo senza l’anima, pronto ad essere cornice e non quadro.

 

È stato l’errore del mio primo giorno a Londra. L’ho giudicata raggiungibile, accessibile, un posto per tutti. Ma così non è…

 

Londra è vestita di moda.

È gonfia di cibo.

Sembra bruciare le epoche.

Esiste con i suoi mille odori diversi.

È in grado di riflettere negli occhi di chi sa guardarla esattamente quello che ci si aspetta di vedere.

 

Io qui ci ho trovato tanti respiri, tanti buoni propositi, tanti colori che ho cercato di isolare rispetto al tutto. Ho giocato persino a farlo con le fotografie scattate col mio cellulare.

Sì, ho provato ad osservare i colori singolarmente, uno ad uno.

 

Perché, sapete, in fondo io credo che uno dei mali più grandi del nostro tempo sia proprio quello di non riuscire più ad isolare e riconoscere le cose belle. A dividere i bisogni dai desideri. A distinguere l’erotismo dalla pornografia. Non siamo nemmeno più in grado di riconoscere un primo appuntamento. Un primo bacio. Una prima volta a Londra. Insomma, quelle cose che non si scordano più. Eppure abbiamo tutto lì, a portata di mano, tutti i giorni…

 

Da Brik Lane, SoHo, Piccadilly, da Fulham Road, da South Kensington, Oxford Street, e tante altre viuzze di cui ignoro i nomi, ho ricominciato ad aprire gli occhi.  A riprendere le misure con quella che io credo sia la parte migliore di me.

Da qui in qualche modo sono ricapitolato in un mio passato bello, che rifugge dalla nostalgia. Mi sono ricordato come si cammina, con quali occhi bisogna osservare le cose o le migliaia persone che ti passano a fianco.

 

Era bastato un solo anno di intensissimo lavoro, fisso dietro una scrivania, a farmelo dimenticare.

 

Dopo pochi giorni questa città ha cominciato a sussurrarmi senza fretta delle porzioni di verità, ha accompagnato le mie impressioni. Mi ha aiutato a smettere di guardare tutto da dietro un vetro.

 

Londra ti libera da quella tendenza a considerare il tuo modo di essere e di sentire come l’unico possibile e valido. Da quell’egocentrismo che, in un modo o nell’altro, spesso ci isola dal mondo.

 

Londra è l’ora d’aria per i tabù, per le ipocrisie, per i preconcetti e per la normalità.

(Già la normalità, una cosa tremendamente sopravvalutata…)

 

Qui ho smesso di voler restare al posto mio.

Avrei voluto occupare anche quello di una donna giusta.

Quella per cui mi sposterei un pezzettino più in là se lei avesse voglia di starmi affianco.

Quella con cui inseguire affannosamente il tempo, perché poi è solo quando sei con la persona giusta che lui si fa acchiappare e sembra fermarsi.

 

Ma…. Keep calm and carry on!

Mantieni la calma e vai avanti!Questo è il motto di Londra…

 

Dalle sue vie è stato possibile essere spettatori privilegiati di cortometraggi lucidi e veri.

Questo è un luogo pieno di storie autentiche, quelle che sanno nascondersi bene. Quelle che amano chiudersi dentro le valigie dei giovani viaggiatori che arrivano qui per fare i lavapiatti e vivono in piccoli appartamenti di periferia. Quelle che talvolta si celano dietro un tiro di sigaretta, dove insieme al fumo si aspirano anche i sogni. Quelle storie che risiedono nel vigore di una stretta di mano o si appoggiano sulle scrivanie disordinate degli uomini d’affari. Quelle storie pronte a morire dopo un’intensa scopata in hotel per poi risorgere in un bacio delicato tra due innamorati.

 

Ho come l’impressione che le storie che ho ascoltato dalle vie di Londra, a differenza di questa somma, rapida e confusa, di mille cose finte che riempiono le nostre giornate, si siano fermate. Ho l’impressione che siano rimaste. Che si siano trattenute. Che non abbiano avuto fretta di andar via.

 

 

 

Ed è per questo che prima o poi le racconterò…

 

 

Buonanotte.

 

 

 

 

 

 

 

[photo by ANTONIO ERRIGO]

 

 

 

 

 

 

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