“Si dice che la pazienza è la virtù dei forti. Io non ho pazienza … ma sono forte”
Si legge così nella quarta di copertina del tuo libro “Occhi di Mare” e sono passati 11 anni dalla pubblicazione di quelle pagine che descrivono 30 anni di avventure navali che hai vissuto con la Guardia di Finanza. In quella frase c’è una parte di te. Quella che racconta la tua presunzione, la tua supponenza, la tua tracotanza.
Una frase nella quale hai sintetizzato il tuo coraggio e l’ardimento di chi ha osato spesso, troppo spesso, sfidare il pericolo. Una frase provocatoria che certamente avrà fatto sorridere e divertire quelli che ti vogliono bene e stizzire quelli che nel corso di questi anni hanno tentato di costruire una diga intorno a te, come a voler sbarrare il tuo naturale cammino.
Eppure quella è una frase che racconta una parte di te. Una sola…
E ora io te ne racconto un’altra e non posso che farlo dalla mia prospettiva, quella di “Ma tu sei il figlio di Emilio Errigo?”
Perché come ogni “figlio di”, ho fatto troppo spesso i conti con questa domanda, arrivando alle conclusioni più disparate, a seconda degli anni durante i quali davo una risposta.
E sono passato dalla collera del giovane di primo pelo che sentiva la pressione (a volte tutta mia!) di misurarsi con un padre importante, fino alla soddisfazione del giovane con i primi capelli bianchi che forse ha messo più impegno degli altri per legittimare il proprio cammino professionale.
Tra pochi mesi sarò io a diventare padre, e soffierò sulla mia 35a candelina. E posso continuare a rispondere con immensa fierezza a quella domanda: “Sì, fortunatamente, sono il figlio di Emilio Errigo”.
Credo di essere fortunato perché tu sai trasmettermi le tue virtù, facendo attenzione che non rimangano un tuo fatto privato. Sono fortunato perché posso dialogare con te, con quella sana certezza di trovare sempre consigli saggi e mai banali, mai superficiali, mai buttati lì a caso. Consigli che sono frutto di una vita, la tua, tutt’altro che scontata.
Tu che nasci in un luogo di periferia di una terra nobile e spesso dimenticata, la Calabria. Tu che cresci con il folle sogno di diventare un cantante famoso (iscritto addirittura alla SIAE), che hai cavalcato i palcoscenici più assurdi, e che invece finisci per indossare una divisa militare che è diventata, anno dopo anno, la tua seconda pelle, la tua armatura.
Non saprei davvero da dove iniziare Papà: hai inanellato così tanti successi che elencarli vorrebbe dire delimitarli. Io so solo che i film che più mi piacciono e mi esaltano sono quelli dove il personaggio più sprovveduto ed improbabile si rivela, infine, quello che riceve l’onore del trionfo. Non credo tu sia mai stato sprovveduto nella tua vita. Al contrario, io credo che tu abbia davvero giocato, divertendoti molto, con le probabilità…
Era infatti improbabile che tu, figlio di un piccolo proprietario di barche da pesca dai colori cangianti – e che soffrivi di mal di mare – diventassi un Comandante di unità navali velocissime della Guardia di Finanza, impegnando metà della tua esistenza nel Mar Mediterraneo lottando contro il narcotraffico internazionale, il traffico di armi, il contrabbando (addirittura con Giovanni Falcone!) e l’orribile mercato dei migranti.
Era improbabile che tu conservassi lo stesso spirito, la stessa freschezza e la stessa audacia in tutti i singoli reparti d’Italia dei quali hai assunto il comando.
Era improbabile che tu muovessi i tuoi primi passi in Fiamme Gialle con la divisa dell’Allievo Finanziere e oggi, il Presidente della Repubblica rende merito alla tua vita professionale con un Decreto nel quale si accerta che la tua carriera si accinge a chiudersi col grado di Generale di Brigata.
So che queste righe finiranno per leggerle anche quelli che di gradi, divise, copricapi e servizi non ne capiscono nulla.
E allora dirò ad uno sportivo che è come iniziare in un campetto di periferia (come altre centinaia di bambini) e finire alle Olimpiadi (come pochi). Dirò ad un imprenditore che è come iniziare un percorso in azienda da stagista e finirlo da super dirigente. Dirò ad un attore che è come iniziare a recitare nel teatro della parrocchia e finire poi ad Hollywood. Dirò ad un cuoco che è come iniziare a cucinare in casa per gli amici e finire con 3 stelle Michelin.
Dirò a tutti che per te era importante riuscire a realizzare qualcosa per la quale eri nato, quasi fosse una legge naturale. Quasi fosse scritto nel destino che tu potessi superare ogni resistenza incontrata durante questa marcia, questa scalata, questo cammino.
Sai, ci sono imprese nella vita che appaiono scontate. Ma io sono tuo figlio e so che qui di scontato non c’è proprio nulla. Conosco il rumore, l’odore, il sapore, la consistenza di ogni momento, foss’anche un’apparente sconfitta, che tu hai deciso di condividere con me, Mamma e Marianna.
E quindi eccola la parte migliore di questa storia. Ecco la prospettiva dalla quale tu forse non ti sei mai visto.
Questa estate ti ho osservato, seduto sulla punta ad una di quelle barche di Calabria. Quelle di tuo padre. Quelle dai colori cangianti. Eri rilassato e in linea col tuo mondo. E ho riflettuto per un attimo…
Tu per noi sei forza. Sei ragione. Sei necessità. Sei equilibrio. Sei esempio. Sei sguardo penetrante. Sei sorriso.
Tu hai disegnato una vita a mano libera ed il risultato è un cerchio chiuso, perfetto.
Auguri per questo traguardo di vita Signor Generale Errigo.
Auguri Papà
Antonio
[photo by Marianna Errigo]