Antonio Errigo
29/12/2012
Commenti
Martine

Toccare. Accarezzare. Stringere. Tastare. Spingere. Sfiorare…

 

Probabilmente potrei continuare ancora per un po’. Ma è sufficiente questo per ricordare a me stesso e a voi quante cose possiamo fare con le nostre mani.

 

Ve lo prometto. Non scriverò l’ennesimo trattatello sul linguaggio del corpo. Ordinario. E ammettiamolo, forse superato.

 

Ma questa mattina mi sono svegliato molto presto. Prima dell’allarme impostato sul mio cellulare, che puntualmente dovrebbe disturbarmi alle sette spaccate.

Non avevo nessuna cognizione del mondo. Ero troppo assonnato. E aprendo gli occhi (più precisamente, un occhio. Più precisamente ancora, quello destro…) la prima cosa che ho visto era la mia mano appoggiata sul cuscino.

 

Pensateci bene. Al mattino, appena si aprono gli occhi, le prime cose che vediamo non sono certo un caldo raggio di sole, una rondine volteggiare nell’aere e un fiore profumato che sboccia nel vasetto appoggiato sul nostro davanzale …

Niente di tutto questo.

Le prime cose che vediamo sono un cuscino sbavato, un piede infreddolito che sbuca fuori dalle lenzuola. Una cassettiera, un armadio oppure dei poco poetici abiti, buttati lì in disordine e sparsi qua e la…

Lo so, molto meno commovente della rondine che volteggia nell’aere… ma decisamente più veri.

 

Questa mattina i miei occhi, prima di arrivare al disordine della mia stanza, si sono soffermati sulla mia mano. Ingigantita. Intorpidita. Talmente grande da non sembrare neanche la mia.

 

«È un sogno» ho pensato. «Questa è Thing della Addams Family. Non può essere la mia mano…»

 

A fatica apro anche l’occhio sinistro (ndr, ho precisato a fatica, perché è stato più complicato del previsto, considerato che un ammasso di caccole – quelle che in italiano si chiamano “secrezioni delle ghiandole lacrimali…” – impediva la riuscita dell’operazione) rendendomi conto che non era un sogno. Io non ero Zio Fester e quella era solo e soltanto la mia mano addormentata.

Stranissima sensazione quella della mano addormentata…

È estranea. È ingestibile.

 

Le mie posizioni notturne sono strampalate quanto me.

Ed il risultato è, spesso e volentieri, quello di ritrovarmi, sveglio sì, ma totalmente incapace di gestire e controllare le parti del mio corpo.

Il formicolio poi… che nervi! La perdita del controllo, anche momentanea, mi manda giù di testa e generalmente mi fa svegliare di cattivo umore.

 

Questa mattina però ero in buona e quindi il cattivo umore ha fatto una digressione in favore di alcune riflessioni (queste appunto) sulle mani.

Sì, le mani. Quelle capaci di tutto e del contrario di tutto.

 

Le stesse che accarezzano e poi picchiano le donne.

Le stesse che salutano sulle banchine delle stazioni o porgono un gentile dito medio a chi ti taglia la strada in macchina.

Le stesse che si giungono per pregare o che impugnano (ahimè!) armi per “difendere” questa o quella preghiera.

 

Un passo dei “A te” di Lorenzo Cherubini rende perfettamente l’idea:

 

“…A te, che io ti ho visto piangere nella mia mano,

fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’ …”

 

Bene, le mani credo che siano quasi più importanti della bocca in certi casi (i porno-maligni evitino battutacce, please!!).

 

È proprio così…

Le parole fanno innamorare. Le parole feriscono. Le parole spiegano. Le parole chiosano.

 

Le mani no. Le mani agiscono ed il risultato non va interpretato. È immediato.

Una spinta allontana. Una carezza consola.

La destra, tesa, è nazional-socialista. La sinistra, chiusa, è proletario-comunista.

 

Insomma con le mani non si fa teoria. Con le mani si entra in una dimensione differente, repentina e fulminea.

 

Ecco, ho finito ! Basta non ho più nient’altro da dire….

 

La mia mano ha ripreso vita.

Il prossimo mio gesto sarà quello di afferrare un cucchiaino e girare un buon caffè fumante…

 

Voi oggi, se volete, guardatele le vostre mani e rifletteteci…

Magari è il giorno giusto per toccare… accarezzare… stringere… tastare… spingere … sfiorare…chi vi sta affianco…

 

BUONA GIORNATA !

 

 

 

 

[foto by MARTINE BELLE’]

COMMENTI: