Antonio Errigo
03/01/2014
Commenti
foto

 

 

Mi piacciono le carezze. Quelle inaspettate.

 

Non ne ricevo più molte. Ma quella, forse, è una scelta…

 

Una carezza va oltre la meccanica del sesso. Oltre il coraggio di un bacio o l’evidenza di un amore.

La carezza è persuasione. È sicurezza. Credo sia la più grande verità.

Ecco perché ne ho bisogno. Per avere un pizzico di verità.

 

 

E sì, perché senza una carezza è tutto immensamente vuoto.

 

Le carezze le fanno le persone che ci sono, ma soprattutto quelle che vogliono rimanere nella nostra vita.

 

Pensateci, una carezza non è mai un punto interrogativo, una scelta, un’alternativa. È, piuttosto, una certezza, una soluzione. È una bella notizia, silenziosa e sommessa.

 

Ragazzi, viviamo in un’epoca dominata dall’esitazione.

Cerchiamo sempre una via di fuga.

E quando stiamo fermi, ci infialiamo di stereotipi e prevedibilità.

Occupiamo spazi sempre meno privilegiati.

Siamo isole disabitate…

 

E, in tutto questo casino, una carezza è sempre una scelta consapevole. Universalmente vera. Intimamente giusta. Disarmante a tal punto da renderci vulnerabili.

E che non ve lo dico proprio che voglia che ho di essere vulnerabile… di abbassare la guardia.

 

 

Domani lascio l’Italia.  

 

Vado ad inventare qualcosa che non esiste ancora. A costruire un altro pezzetto della mia personalità.

Vado a toccare con mano un sogno.

Corro a prendere il famoso “treno che passa una volta sola”.

E visto che passa una volta sola, gli chiederò di andar piano.

Di indugiare sulle fermate più importanti. Nelle grandi stazioni, dove c’è tantissima gente che parla lingue diverse, e dove quel vociare mi fa compagnia. Ma anche in quelle piccole, dove non c’è nessuno. E dove a farmi compagnia c’è solo il silenzio.

 

Chiederò a quel treno di farmi ascoltare storie nuove. Di non fregarmi. Di farmi percepire i mutamenti. Di farmi dimenticare i miei ritardi. Di farmi vivere le cose che ho rinviato.

 

Sono convinto che sarà il mondo a farmi la carezza giusta. Nuovamente…

 

Perché oramai, io e il mondo, ci conosciamo abbastanza.

Lui sa tutto di me. E sa anche che ho imparato a leggerlo. A capirlo, nonostante la sua immensità.

 

Scarpe consumate. Labbra rosse. Pagine scritte. Odori nauseabondi. Il dolore estremo. L’intenso godimento. Le valige. Il loro peso. Osservare un soffitto. I compagni di lavoro. Il sesso. Il possesso. Le sigarette spente prima dell’ultimo tiro. I cani abbandonati che vagano insicuri ai bordi delle strade. Lo studio. La dedizione. La fantasia. Quelli che consegnano i giornali alle edicole alle quattro del mattino. Gli atei. I tassisti. L’onestà. I sorrisi regalati agli estranei. Picasso. Il nulla che si cela dietro al tutto. Gli ombrelli in borsa quando non servono. Steve Jobs. Le mani dei contadini. Le camicie inamidate e le cravatte sbagliate. I baci degli innamorati fermi sui marciapiedi. L’ONU e i caschi blu.  Le baguette. I surfisti a piedi scalzi nei bar di Baleal. Le stelle, in estate. I barboni infreddoliti. I bambini all’asilo. Le limousine. Il gelato nelle coppette. Le corone d’alloro sulle teste dei neolaureati. I tatuaggi. Gli involtini primavera e i libri.

 

Potrei non fermarmi più…

 

Sapete, ho imparato che c’è un motivo ben preciso perché tutto sia proprio com’è. E ho imparato anche che la prospettiva deriva dall’altitudine.

 

Spesso uso locuzioni suggestive per raccontarvi ciò che vedo. E lo scopo e solo e soltanto uno: farvi comprendere che il mondo che ci circonda non è matematico. Ci sono cose belle che non devono sfuggirci.

 

Come le carezze…

 

Non è presunzione la mia. Ho tanto da imparare prima di poter insegnare qualcosa.

Ma il punto non è questo.

 

Il punto è che quando qualcosa ti manca, vale di più. E raccontarla ti fa sentire meno solo.

 

Date importanza ai vostri baci. Non sprecateli. Non sottovalutateli. Quando state mano nella mano, stringetevi!

Date importanza al vostro lavoro. Credete in ciò che fate, perché altrimenti siete morti in partenza. L’entusiasmo è tutto.

Guardatevi intorno e concedetevi un’occasione di cambiamento. Siate artisti di voi stessi. Perché la disperazione più grande che può impadronirsi di tutti noi è il dubbio che vivere con passione la propria esistenza sia inutile.

 

Non è inutile affatto…

 

Vi saluto. Mi auguro un buon viaggio.

Al prossimo post…

Alla prossima carezza…

 

 

 

 

 

[photo by ANTONIO ERRIGO]

 

 

 

 

 

COMMENTI: