Antonio Errigo
04/02/2013
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La storia è più o meno questa …

 

Tu esci con degli amici. Siete in tanti stasera. C’è gente nuova. Finalmente!

Ti presentano lei. Lei ti piace. Indossate tutti degli abiti bellissimi e le fragranze femminili fanno a cazzotti con quelle degli uomini per avere la meglio su questa serata.

Il locale è cool, tremendamente cool.

Lei si chiama Silvia. Almeno è quello che ti sembra di aver capito quando stringendole la mano le hai detto “…piacere”.

Ti sta sorridendo ora Silvia. E tu ricambi il sorriso alzando il tuo mojito come a voler brindare. Strizzi anche un occhio, perché fa figo. Ma siete lontani tu e Silvia. Lei ha scelto di star seduta vicino a Claudia. Ti chiedi il perché … in fondo, vi piacete. Già si vede.

 

Si ride. Si ride tanto. Luca tiene sempre alto il morale con le sue storie. Con le sue barzellette e con la sua irriverenza. Assomiglia a Checco Zalone Luca. Vive qui da dieci anni, ma il suo accento pugliese non è proprio riuscito a perderlo.

Portano la frutta già tagliata al tavolo. Ti accontenti. Per arrivare in orario non hai mangiato nulla prima di venir qua. Anche oggi a lavoro ti hanno massacrato fino a tardi.

Il primo mojito è quasi finito. La cameriera si avvicina e fa per portartelo via. Ne ordini un altro, ma le chiedi di lasciarti finire quello che hai in mano. Perché a te piace lo zucchero di canna lì giù, sul fondo del bicchiere. E ti piace pestare con la cannuccia le foglie di menta. Ecco, è quello il momento in cui tu ti godi il tuo mojito. Mentre sorseggi le ultime gocce, evitando il rumoraccio della cannuccia svuotata, lanci uno sguardo verso Silvia. Lei ricambia. Ora sta sussurrando qualcosa all’orecchio di Claudia e a te piace pensare che stiano parlando di te. Ma non illuderti …

La musica è alta. Qualcuno di voi è già in piedi e accenna qualche passo. Ma non si balla ancora.

Lei si alza, ti guarda e si avvia verso il bagno. Carlo ha notato lo sguardo e t’invita a correrle dietro prima che creda che tu sia “frocio” (sì è proprio così che ha detto Carlo). Ti fai una risata e ti alzi. Nel frattempo arriva il secondo mojito. Nonostante la frutta, è come se tu fossi a stomaco vuoto. Ti gira già un po’ la testa. Sei contento. Sei più coraggioso. Bevi un altro sorso e vai…

 

Ti destreggi tra la folla. È buio. Inciampi ma fai finta di nulla. Arrivi vicino al bagno. Ti chiedi perché sei lì. Che razza di luogo squallido è per tentare un approccio con Silvia?

Ammesso poi che si chiami Silvia…

 

C’è la fila al bagno. Ti accodi. La vedi… lei sta per uscire. Si sta sistemando le sopracciglia con le dita, davanti allo specchio. Esce. Anche lei ti vede ma, è chiaro, aspetta che sia tu il primo a parlare. A dirle qualcosa…

Fai per bloccarla. Lei si ferma. Tu ti stacchi dal muro sul quale sei appoggiato. Ti avvicini. Lei si avvicina a te.

 

–       “Silvia giusto…?”

–       “si si”

–       “Silvia … mi piaci tantissimo”  biascichi a bassa voce.

–       “Cooome?! Scusami non ho sentito…”  dice sorridendoti. Lei ha sentito però.

–       “no, dicevo se fumi…”  urli, convinto di aver fatto una cazzata immane.

–       “si, tu? Andiamo fuori?”

–       “ no, io non fumo… ma … adoro la poesia”

 

Lei sorride spiazzata. Vorrebbe dirti “ma che cazzo c’entra la poesia con le sigarette?”, ma non te lo dice. Ti prende per mano e ti tira via dalla folla.

 

–       “certo che sei un tipo strano…”

–       “trovi?” le chiedi, facendo la parte fighissima di chi dice “ma chi io? Naaa…”, consapevole di averle appena detto che ti piace la poesia vicino al cesso di una discoteca.

–       “Sì sei strano. Ma mi hai stupito e non capita spesso…accompagnami fuori. Voglio fumare!”

 

Appena fuori, lei dice di aver freddo. Non fa freddo. Le chiedi se vuole la tua giacca. Un gesto dovuto! Lei accetta mentre caccia via il fumo dalla bocca.

 

–       “perché mi hai detto che ti piace la poesia?”

–       “vuoi davvero saperlo?”

–       “si”

 

Le afferri la mano e la guardi. È la tua occasione. Ne hai una sola. Come sempre…

 

–       “ perché bisogna muoversi con delicatezza all’interno della mente di una donna. Perché se avessimo ballato insieme ed io avessi appoggiato la mia mano sul tuo fianco, senza ricordare il tuo nome, ti saresti infastidita. E ti saresti allontanata da me.

Perché ti ho vista stasera e mi sei piaciuta immediatamente. E se te l’avessi detto subito tu… avresti fatto finta di non sentirmi. (lei sorride ora!).

Perché è solo in certi sguardi che s’intravede qualcosa di diverso. Che si nasconde tutto un mondo… e il tuo sembra uno di quelli”

 

Ora Silvia si avvicina a te. Non lo fa consapevolmente. È più vicina e basta.

E le piace…

 

*   *   *

 

La storia è più o meno questa …

 

Tu esci di casa. Sono le undici e dieci. È Sabato finalmente. Ieri hai finito di lavorare quasi a mezzanotte. Ma questa giornata ti sorride. C’è il sole. Già pensi alla tua colazione al bar. Passi in edicola e compri i giornali. Ti piace passare in edicola. Altro che Ipad…

Indossi una tuta e le scarpe da ginnastica. Pensi alla canzone di Gaber che dice che le scarpe da ginnastica sono un gusto di destra, ma portarle tutte sporche e un po’ slacciate è di sinistra.

Ti guardi le scarpe. Sono consumate, ben allacciate ma un po’ sporche. Sorridi. Che poi infondo un po’ di sinistra tu ci sei…

 

In un nano secondo pensi che devi passare in lavanderia a ritirare le camicie e che il frigo è vuoto. L’idea di andare al supermercato non ti dispiace. Controlli già se in tasca hai un euro per il carrello. Perché tu al supermercato ti appoggi al carrello. Come i bambini. Ancora.

 

Il bar è pieno. Ci sono un sacco di coppie uguali. Si uguali-uguali. Lui con i jeckerson, camicia burberry e giacca Kiton con un fazzoletto colorato che… non esce dal taschino…. straborda!

Lei invece ha uno smanicato Moncler, i jeans un po’ sopra la caviglia e le Hogan.

A te le Hogan hanno stancato… proprio alla vista. Non ne puoi più.

Ma i jeans sopra la caviglia ti piacciono un sacco. Li trovi sexy.

Finito il cappuccino vai via. Il supermercato è a due passi.

Entri e procedi lentamente. Ti piace il reparto frutta e verdura. È pieno di colori. Ti viene in mente la Boqueria di Barcellona.

Fai il furbo. Pesi tre zucchine sulla bilancia. Appiccichi lo scontrino sulla busta ma non la chiudi. Ti freghi una zucchina in più. Piccola. È una cosa stupida che fai sempre…

Prendi il numero al bancone dei salumi. È il 58. Stanno servendo il 56. Aspetti…

Immagini che la signora col 56 starà facendo la spesa per trenta persone. Manca solo che chieda di avere un pezzo del bancone … ha preso di tutto!

Chiamano il 57. Non risponde nessuno. Alzi già il braccio col tuo 58 in mano… cominci a parlare.

–       “ un etto e mez…”

–       “ecco eccomi… io ho il 57 … fermi, fermi…”

 

Una ragazza corre verso il bancone. Ha tre o quattro prodotti tra le braccia. Le stanno quasi per cadere. È bionda. Le squilla il cellulare. Ti tiri indietro. Il supermercato è piccolo. C’è una sola persona  a servirci.

Le sorridi. Non t’importa più di tanto aspettare. Lei è proprio bella e tu te ne stai lì a guardarla. La squadri dalla testa ai piedi. Ma non sei malizioso. Sei solo curioso. Anche lei ha la tuta. Una di quelle con l’elastico alle caviglie. Sarà sicuramente di sinistra. Indossa delle converse con qualche buchino qui e là.

Lei finisce. La commessa ti chiama soddisfatta.

 

–       “… 58, prego…”

 

A questo punto a te del prosciutto non frega più nulla. Le vai dietro. Lei se ne accorge. Si ferma ai vini. Ti lanci…

 

–       “ Traminer… ti consiglio un Traminer…” le dici

–        “… preferisco un rosso…”, ti dice lei mettendoti in difficoltà.

–       “… beh allora  vai sul sicuro con un Aglianico” ribatti soddisfatto.

–       “… che annata?”

–       “ 2003 senza dubbio… adesso però merito almeno di sapere il tuo nome”

–       “Alessia, piacere…”.

–       “bene, ciao Alessia … hai un cane magnifico”.

–       “che ne sai tu del mio cane…?” ribatte stupita lei che, il cane, oggi non ce l’ha con se.

–       “beh… ti ho notata l’altra sera. Mentre passeggiavi in Via Righi.” grandioso… grandioso… due a zero per te. Vino+cane fa due a zero per forza!

–       “ oh, sei un maniaco? Mi segui?”

–       sorridi. “Ma anche no! (tu non dici mai “ma anche no!” …) È che abito lì vicino… ed ho notato che il tuo cane ha una cosa che non tutti hanno …”

–       “ah sì, cosa?” si presta al gioco. Ma conosce già la risposta…

–       “… la sua padrona” rispondi velocemente, sentendoti molto-molto figo adesso.

 

Lei, con le dita, porta i suoi capelli biondi dietro l’orecchio. Trovi quel gesto molto erotico. La saluti sorridendo e vai via. Lei ti blocca afferrandoti il braccio. È un gesto istintivo. Quasi se ne pente.

 

–       “ scusa… l’Aglianico… 2003… non mi va di berlo da sola, come ti chiami?”

–       “Alessandro…”

 

*   *   *

 

La storia è più o meno questa …

 

… di un paio di noi.

Di un paio di noi qualunque.

Di un paio di noi, colpiti ed affondati dalla casualità …

 

 

Buona settimana :)

 

 

 

 

 

 

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